tratto dalla tesi di Annarita Panetta
Fino alla fine degli anni ’90 i pazienti in carico al Servizio di tutta la provincia pisana potevano usufruire di un solo Centro Diurno (il Centro di Igiene Mentale) situato in centro città.
I pazienti dei Comuni limitrofi venivano seguiti, su base strettamente individuale e a domicilio, in media per 4 ore alla settimana.
Gli operatori provvedevano sia a fornire supporto nelle attività ordinarie (accompagnare a fare la spesa, controllo delle situazioni igieniche personali e ambientali), sia ad assolvere il ruolo di “ponte”con la realtà esterna.
Questa formula, pur costituendo una assistenza di base soddisfacente per i bisogni minimi, non permetteva però al paziente di creare a sviluppare una socialità che potesse fungere da piattaforma per l’apprendimento di nuove abilità e capacità autonome.
Il rapporto esclusivo e privilegiato con l’operatore che settimanalmente faceva visita a casa, poteva innescare una dinamica chiusa di dipendenza sia in termini funzionali che relazionali.
Il passaggio quindi da un approccio individuale ad uno di gruppo,collettivo (quale training verso una dimensione sociale) si imponeva quale chiave di lettura per un intervento finalizzato al massimo ampliamento possibile dell’autonomia di questi pazienti.
Per questo motivo, il Laboratorio L’Artificio venne fondato e presentò nel 2000 un progetto specifico al Piano di Zona della Azienda Sanitaria Locale.
La proposta era appunto quella della creazione, sul territorio, di uno spazio di socializzazione strutturato per i pazienti in carico al Servizio presenti nel Comune di San Giuliano Terme.
Nel corso di questi anni il Laboratorio – con l’eccellente apporto di due operatrici a tempo pieno e il contributo parziale di altre figure per determinate esigenze – ha attirato nella sua orbita un gruppo oscillante tra i 10 e 14 pazienti in carico al Dipartimento di Salute Mentale.
Attualmente risultano affidate dalla ASL 12 persone provenienti dalle diverse frazioni di San Giuliano Terme che frequentano tutti i giorni (con il trasporto assicurato da un apposito pulmino) in orario mattutino le attività proposte dal Laboratorio.
I locali sono ampi, spaziosi e molto luminosi con una grandissima sala, una cucina e due locali più piccoli per gli uffici.
In particolare, sin dall’inizio, fra le diverse attività, è stata privilegiata la forma di espressione artistica (una delle operatrici è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera) mettendo a disposizione materiali per la pittura e il disegno.
Alle pareti sono appese numerose opere, molto colorate, realizzate dai frequentatori del Centro che rendono l’ambiente caratteristico e gradevole.
Nella sala, da qualche tempo, è presente anche un “bigliardino” che spesso viene utilizzato per memorabili e coinvolgenti sfide sportive.
Nel Laboratorio è disponibile un computer collegato ad Internet che, oltre per la gestione amministrativa, viene utilizzato anche per fornire, generalmente agli utenti più giovani, una prima alfabetizzazione informatica.
Per le donne quest’anno è stata attivata una convenzione con una palestra per un corso di ginnastica “dolce” (l’età media degli utenti è abbastanza elevata e in ogni caso diversi sono affetti, anche per gli effetti collaterali della terapia farmacologica, da sovrappeso e obesità).
Il lunedì è di solito dedicato alla spesa collettiva per l’approvvigionamento di ciò che verrà utilizzato per la preparazione dei due pranzi (settimanalmente, il martedì e il venerdì) che vengono consumati comunitariamente. In particolare, quest’ultima attività appare dotata di un significato pratico e simbolico rilevante.
Gli utenti infatti vengono coinvolti in questa situazione fin dalla fase appunto della spesa al supermercato (con tutte le abilità che sono richieste dalla scelta dei prodotti, la valutazione della qualità alla programmazione e organizzazione di quanto occorre).
Analogamente, la dimensione del “fare insieme” e fare non solo per sé, ma anche per gli altri, viene stimolata per apparecchiare la tavola, sparecchiare, lavare i piatti, pulire la sala ( la gestione della cucina invece è affidata ad un operatore).
Si sollecita in questo modo la responsabilità, la divisione dei compiti, con benefici influssi sull’incremento di abilità pratiche, ma anche di relazione di ciascuno.
Non ultima è l’atmosfera di “essere con” gli altri che si crea nel consumare il pasto insieme (per il quale è previsto un modesto contributo monetario, di valore più “educativo” che sostanziale).
Ho partecipato in numerose occasioni a questi momenti conviviali in cui si rinforza la “matrice di gruppo” per dirla in termini moreniani.
Ho notato l’attenzione che viene data ai bisogni dell’Altro (ad esempio se non può sbucciare la frutta) e il continuo stimolo ad entrare in relazione, uscendo dall’isolamento regressivo indotto da molte psicopatologie.
Nelle altre mattinate della settimana, compatibilmente con le condizioni atmosferiche, il Laboratorio propone delle “passeggiate” o “uscite” nel circondario (la visita di una mostra a Pisa o una passeggiata per raccogliere castagne o altre escursioni nell’entroterra pisano, ricco di bellezze paesaggistiche e artistiche). Il Laboratorio ha a disposizione allo scopo un pulmino guidato da uno degli operatori.
Poiché la spiaggia di Marina di Vecchiano, all’interno del Parco Naturale di San Rossore, dista meno di venti chilometri dalla sede del Laboratorio, nel mese di giugno viene solitamente affittato un gazebo al mare. Quando il tempo lo permette, la spiaggia però è meta anche di passeggiate invernali.
Ritorna l’importanza dell’uscire, del muoversi (anche se si torna in luoghi che già si conoscono..) quale espressione di una interruzione di un circolo esistenziale che si ripete sempre uguale, ai margini della vita “reale”. In effetti la noia, la ripetizione è molto temuta, anche a causa della sostanziale inaccessibilità ad un ruolo lavorativo (con picchi di frustrazione per chi magari lo ha avuto per un certo periodo, ma poi, a causa della malattia, lo ha perso).
Il Laboratorio in questo caso ha il grande merito di avere spezzato l’isolamento individuale. Infatti, tutte queste attività consentono, diversamente dalla precedente formula dell’assistenza individuale, di creare un gruppo – piuttosto stabile da alcuni anni – di persone che altrimenti sarebbero fortemente limitate negli scambi relazionali e relegate in casa con minima possibilità di spostamento (non disponendo di macchina o altri veicoli anche per la precaria condizione economica di pensionati per inabilità)
Scarica qui tutta la tesi